BIANCANEVE NEL NOVECENTO (Marilù Oliva)

 

BIANCANEVE NEL NOVECENTO

(Marilù Oliva)

⭐⭐⭐⭐ ⭐


 

Tramite il vissuto di Bianca e Lili, Marilù Oliva, ci fa vivere la storia di un secolo, il 900, che ha segnato sia in bene che in male, il genere umano.

  • Bianca, è nata negli anni 80: vive a Bologna insieme ai suoi genitori, Giovanni e Candi, persone a modo loro disordinate e enigmatiche. Giovanni, nonostante il suo fallimento economico, è fortemente legato a Bianca; al contrario, Candi vive il suo rapporto con la figlia in modo quasi sempre ostile. Quando Giovanni muore, per Bianca crollano alcune certezze ed è costretta a vivere la sua solitudine in silenzio senza poter contare su una spalla materna in quanto Candi, oltre a riversare sulla figlia i suoi costanti maltrattamenti verbali (e spesso anche fisici), ha una forte dipendenza dall’alcol.
  • Lili invece, vive a Roma e nei suoi ottant’anni vissuti, nei suoi flashback ricorda di quando fu deportata nel campo di concentramento di Buchenwald come oppositrice politica e di come divenne parte di un lager bordello.

Cosa lega le vite di Bianca e Lili?

In un oscillazione temporale, fatta di flashback che ci riportano indietro nel tempo, tra la Seconda guerra mondiale e agli ultimi vent’anni del XX secolo, M. Oliva ci fa rivivere momenti storici che hanno segnato indelebilmente la storia dell’uomo e che ancora oggi, rileggendoli scuotono la nostra coscienza.

Quando ho iniziato a leggere questo romanzo ero scettica di come sarebbe proseguita la lettura e invece, l’ho letto tutto di un fiato: non sono riuscita a fermarmi! Anche in questo caso mi sono messa alla prova leggendo una storia che non rientra nella mia zona di confort e mi sono appassionata dalla prima all’ultima pagina.

Bianca è una bambina che diventa adolescente e poi donna secondo un prototipo fiabesco che è quello di Biancaneve. Ma non è la fiaba a lieto fine come noi la conosciamo ma è quella che lei stessa scopre, ed è la versione originale, veramente inquietante che porta Bianca a immedesimarsi nella protagonista Biancaneve, soprattutto nel rapporto figlia – matrigna. Inizialmente, sua madre per lei è un’estranea tanto che non la chiama mai mamma se non quando scopre cosa si cela veramente nell’animo di sua madre.

“[…] Ti voglio bene mamma. Lei si lasciò avvolgere abbassando le palpebre e attorno a noi qualcosa si schiuse come se le pareti fossero i petali di un enorme fiore bianco […]”

Inoltre, Bianca comprende quale sia le vera morale delle fiabe:

“[…] Fai quello che vuoi. Quel giorno scoprii due cose. […] La seconda fu un’acquisizione più potente, che mi scardino diverse certezze: oltre ai guerrieri del Bene e alle forze del Male, i due regni erano popolati da una schiera di gente invisibile […]”

Lili, dal canto sua è una donna profondamente traumatizzata: è così umiliata nel corpo e nell’anima che non sopporta il frutto di quest’umiliazione tanto da voler cancellare in modo (quasi) indelebile quel segno (i cappelli rossi di sua figlia) che le ricordavano i giorni passati nel lager bordello. Come poter giudicare una donna il cui corpo era stato abusato e la cui mente ormai inorridita a vita? 

A proposito, quanto conoscete riguardo questi bordelli? Al momento io mi sono dovuta accontentare di qualche ricerca on line e mi sono appuntata alcuni riferimenti bibliografici ma ho intenzione di approfondire un argomento impegnativo ma allo stesso tempo delicato come questo.

Da  Lili e  Bianca ho imparato che, anche se è vero che “noi siamo quello che la vita ha combinato […] con le nostre emozioni e con i vuoti, con le nostre speranze […] e con i nostri guai. Nessuno può sfuggire”, non possiamo voltarci dall’altra parte e fare finta di nulla. Manu, l’amica di Bianca in questo è un esempio perché anche se, come lei,  veniamo da un contesto diverso dalla normalità, abbiamo tutti una possibilità e tutti siamo responsabili. Ecco perché non voglio essere una persona che fa finta di nulla e si volta dall’altra parte di fronte situazioni che a volte sono estenuanti e logoranti. Per quanto ci sembri di essere soli, guardiamoci intorno perché c’è sempre uno spiraglio di luce affianco a noi, forse dobbiamo solo afferrarlo.

Inoltre, mi sono chiesta se la prospettiva con cui si presentano sia Bianca che Lili sia una prospettiva psicologica: Bianca e Lili hanno dei ricordi così vividi del loro passato ma tutto sembra essere raccontato come fosse un percorso che miri a ristabilizzarle affinché il loro rapporto, d’ora in poi, sia il più possibile amorevole e confidenziale. Quello che ci raccontano è strettamente intimo e confidenziale e soprattutto, dopo quello che hanno vissuto, riescono di nuovo a fidarsi di un qualcuno a cui stanno affidando la loro storia. Il lettore diventa non solo spettatore ma (chissà) anche psicologo: ha la responsabilità di non giudicare ma di ascoltare e proteggere la loro storia da occhi e orecchie denigratorie, assolvendo il suo compito di conoscitore e indagatore dell’animo umano.

Proprio per questo consiglio questo libro a chi è nato nel XX secolo, a chi è curioso di conoscere Bianca e Lili e farsi protettore, conoscitore ma anche portavoce della loro storia perché il loro vissuto è anche il nostro. 

Inoltre, se vi piace la storia, troverete tantissimi riferimenti ad eventi che hanno segnato il 900 e magari vi verrà voglia di fare ricerche online; magari vi torneranno alla mente anche ricordi legati a quei momenti in cui, mentre alcuni eventi sconvolgevano l’Italia, la nostra vita procedeva come sempre.

In aggiunta, siccome sono del parere che per fare un regalo non serva una ricorrenza specifica ma semplicemente un desiderio che parta direttamente dalla mente e dal cuore, regalatelo alle vostre mamme, sorelle, fidanzate, amiche … gli regalerete un vortice di emozioni che mi auguro possano travolgerle come è stato per me. 

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